Preziose scoperte a TORINO: un “Cenerentolo” al Museo…

Se “Milan l’è un gran Milan”, Torino non è da meno. “L’è sempre un gran Turin”.
Piacevoli scoperte a Torino con “ITER ad ARTEM” sabato e domenica 2/3 gennaio 2016.
PIETRO ACCORSI      MUSEO ACCORSI

 

La Reggia di Venaria Reale e l’adiacente Parco Regionale La Mandria – il più grande parco storico italiano cinto da mura, ben 35 km… – sono un buon esempio delle straordinarie potenzialità dei nostri siti museali di costituire un volano di crescita economica per l’Italia.

Ben recuperata e ben gestita, con tanti eventi, mostre e un ristorante stellato all’interno, Venaria è imperdibile e godibilissima.

«Chi a vëd Turin e nen la Venaria, a vëd la màre e nen la fija»: dice il proverbio. “Chi vede Torino e non la Venaria, vede la madre e non la figlia”. Coraggio allora per chi ancora manca all’appello!

Ma a Torino si nascondono piccoli e preziosi tesori nascosti. Il Museo Accorsi vi dice qualcosa? Spero di si, ma credo di no…

E’ un piccolo museo di arte decorative pieno zeppo di mobili antichi – soprattutto piemontesi e francesi – porcellane, gioielli, orologi, lampadari… A raccoglierli – nel corso di 70 anni di attività – fu Pietro Accorsi, nato a Torino il 25 ottobre 1891. Era figlio di portinai e a 18 anni, grazie ad un prestito, fece i suoi primi acquisti ed iniziò una carriera sfolgorante come antiquario e mercante d’arte.

A 20 anni – già famoso ed apprezzato, con uno straordinario fiuto per gli oggetti di prestigio – cominciò a comprare pezzo dopo pezzo il palazzo della sua gioventù. Fu consulente di collezionisti, mercanti, istituzioni di ogni nazionalità. Era solito affermare: “Se potessimo rimettere insieme tutto ciò che mi è passato per le mani, non basterebbe Piazza Vittorio a contenerlo”.

Nel 1935, in pieno ventennio fascista, acquistò la celeberrima Collezione Trivulzio Belgioioso di Milano su mandato del Museo di Palazzo Madama di Torino. Uno smacco che provocò addirittura l’intervento di Mussolini. Guai a spostare la raccolta da Milano! Accorsi acconsentì alla rescissione del contratto ad una sola condizione: ottenere in cambio il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina e la seconda parte delle Très belles heures del duca di Berry, miniate da Jan van Eyck. Queste opere fanno oggi parte del Museo Civico di Torino.

Negli ultimi 19 anni di vita – è morto nel 1982 – collaborò con lui Giulio Ometto, torinese di adozione, che per volontà del padre aveva frequentato l’Istituto Tecnico Industriale, nonostante un’innata passione per l’arte. Nel 1963 l’incontro tra i due alla grande Mostra sul Barocco piemontese. Oggi Giulio Ometto è – per volontà di Accorsi – Presidente a vita della Fondazione a lui intitolata: “Grazie al tuo sapere e al tuo gusto, quanto farai per Torino sarà una cosa stupenda”.

Il Museo Accorsi si trova nella centralissima Via Po, in quella che era la Galleria dell’antiquario. Ospita le sue collezioni d’arte: un atto d’amore per la sua città.

Un angolo di Torino che vi invito a scoprire…